A dieci anni dalla morte di Raimon Panikkar

A DIECI ANNI DALLA MORTE DI RAIMON PANIKKAR

UN “SUTRA” DI PENSIERI  PER RAIMON PANIKKAR,

 MAESTRO DI VITA

(26 agosto 2010  – 26 AGOSTO  2020)

Nel decennale della morte del grande saggio, filosofo, teologo, saggista, maestro di vita, Raimon Panikkar, desidero sottolineare alcuni aspetti del suo magistero che credo di aver fatto “miei”, di aver interiorizzato, oltre e anche prima della pre-comprensione di pensiero teorico. Desidero, insomma, ricordare Raimon per quello che mi ha dato e mi dà tutt’ora sul piano soprattutto esistenziale, esperienziale, e culturale in generale. D’altra parte non potrei di certo confrontarmi,  elaborando criteri di originalità sul piano filosofico e teologico, col pensiero di Panikkar, essendo uno studioso di storia della letteratura e del teatro. Spero che le riflessioni che seguiranno possano magari essere dei buoni input per chi mi legge, per chi ha avuto problematiche di vita simili alle mie. Approfitto anche per segnalare due Siti Web dedicati a Panikkar, facilmente identificabili (www.raimonpanikkar.org; www.cirpit.it).

La riflessione, lungo gli anni, ha portato alla visione “cosmoteandrica” di Panikkar: tutta la realtà è un dinamismo universale che coinvolge assieme il cosmo (la natura), la Divinità, l’uomo.

Da sempre la triade corpo-anima-spirito (materia-psiche-mente, anima-spirito) è un dato antropologico: ripeto, da sempre.

In noi c’è la presenza divina, un soffio di vita spirituale, che ci riporta alla sorgente primigenia della Vita.

La Fede religiosa (religione come salvezza, salute) non coincide con le Credenze religiose, e tale convinzione ci può liberare da soverchianti condizionamenti. D’altra parte quasi nessuno è privo di una fede, di qualsiasi tipo: aver fede in sé stessi, nel denaro, nei beni materiali, nell’attività politica, in quella artistica, e così via.

Ciascuno, nella convinzione della realtà cosmoteandrica, può giungere alla “pienezza di Vita”, ovvero non riducibile solo a una Mistica che, tradizionalmente, presenta fenomeni estatici, a volte anche patologici. Nulla della e nella Vita va scartato, la Realtà la si deve amare nella sua interezza: c’è una “sacra secolarità”, che si accompagna ad altre identità panikkariane: quella cristiana, quella induista (suo padre era indiano dello Stato del Kerala, e la mamma spagnola-catalana), quella buddista.

Nella “danza” di tutta la realtà in cui vive il Dio-Mistero, a ciascuno di noi è capitato di essere “toccati” dalla Vita, con l’iniziale maiuscola: le nostre vite nella Vita; da ciò deriva che il nostro  Ego non può chiudersi in sé stesso, sarebbe la vera morte, l’autoesclusione dalla festa della Vita: ne consegue che solo chi va oltre il proprio Io, può “risorgere”, nella carne qui e subito, in questa vita, e guai a chi rinvia a un domani il premio finale, rischia di restare per sempre a bocca  asciutta! Ce lo dice, nel Vangelo, il Cristo della fede (e il Gesù nella vita sua terrena).

Di Raimon Panikkar resta indelebile il ricordo del suo sorriso, del suo volto illuminato, così scarno, scavato dal passare degli anni, ma con negli occhi una profondità spirituale insondabile, come di un mare cristallino. Me lo ricordo a Venezia nel 2008, a Ca’ Foscari, il giorno della cerimonia della Laurea ad honorem, contornato da centinaia di allievi, amici, colleghi, tutti rapiti dai suoi interventi, e spiritualmente arricchiti dalla sua omelia in occasione della ricorrenza dell’Ascensione, con la quale ci ricordò che un dogma è un dito che indica lontano, indica che Gesù Cristo non può essere coordinato da misure spaziali: è qui, è là, è dappertutto…

Per finire desidero segnalare una recente pubblicazione, in lingua spagnola, che può in profondità e in sapienza guidare la conoscenza del Maestro Panikkar:

Victorino Pérez Prieto-José Luis Meza Rueda, Diccionario Panikkariano, Barcelona, Herder editorial, 2016.